E’ sempre un piacere portare in tavola una bottiglia di
questo piccolo produttore dei Colli di Bologna, Giorgio Erioli. L’occasione me
l’ha data l’uscita della sua raccolta di poesia “I sogni della notte ti parleranno” uscita nelle collane dei Minotauri Le Gorgoni di Teseo Editore.
Giorgio conduttore dell’azienda familiare è un poliedrico
personaggio, profondo conoscitore della sua terra, della sua storia che già in
passato aveva trasportato oltre che dentro la bottiglia anche sulla tela tanto
da produrre una personale esposta lo scorso anno a Bologna, diverse citazioni
sui cataloghi d’arte ed esposizioni anche all’estero.
Questo però rimane un blog di vino e non di arte, per cui
rientriamo subito nel tema.
Il territorio di Erioli è Bazzano nella parte alta in cui si
inizia a salire verso Monteveglio, mentre il vino è il Bologna Doc frutto di un
vinaggio di Cabernet Sauvignon in prevalenza e saldo finale di merlot, affinato
per 24 mesi in barrique e tonneau usati prima di affinarsi in bottiglia.
La bottiglia è la classicissima bordolese con un’etichetta
un po’ vintage d’impostazione con il logo aziendale e le scritte rosse su fondo
bianco.
Alla mescita il Samodia è rosso rubino intenso, riflessi granati
a ricordarci i 6 anni di invecchiamento, mentre il profumo è un ampio e
armonico bouquet giocato sulla frutta e sulle spezie. Le prime sensazioni sono
di frutta matura, quasi in confettura, prugna, ciliegia, fragole e lamponi, una
piccola sventagliata di viola e peonia prima di virare deciso ed arrembante sul
terziario di spezie dolci, un po’ di vaniglia, cannella, pepe a gogo qualche
traccia ematica sul finire si avvinghia al misurato vegetale frutto di un mix
di peperone ed erba umida tagliata. Profumi intensi e persistenti molto
armoniosi che cambiano col passare del tempo regalando nuove sensazioni ad ogni
olfazione.
Sono normalmente propenso a dividere i vini in ampi o
verticali, ma la prima sensazione che provo in bocca è la profondità. Entra in
bocca con vigoria, ora prepotente, ora suadente, sensazioni morbide che pongono
la beva in equilibri. Succoso e carnale, croccante e fragrante con un tannino autoritario
ma di una bella eleganza frutto di una trama fitta e vellutata. Le sensazioni gliceriche
sono alte, ma il calore e l’alcool sono ben integrati e contro supportate da
una spalla acida di tutto rispetto, ponendolo al tempo stesso, in questa fase,
ad un equilibrio pressoché ideale, tanto che queste sensazioni calde non risultano
pesanti.
Beva anch’essa piena e goduriosa, lunga e persistente con
una bella coda sapida di tratto minerale.
Consiglio di degustare questo Samodia 2008 in ampi calici a
ballon e con una apertura anticipata di diversi minuti, in modo da far
respirare il vino ed armonizzare i profumi.
Come abbinamento migliore consiglio di degustarlo con un
classico antipasto all’italiana a base di salumi, con primi piatti a base di
paste sfoglie al mattarello con ragù di carni rosse o cacciagione.
Con i secondi piatti trova impego con arrosti e carni alla
griglia, anche carni saporite come cacciagione o ovini. Io l’ho abbinato ad un castrato alla
griglia con insalata, un abbinamento assai riuscito in quanto la corposità e
intensità della carne di pecora era perfetta con la corposità e intensità del
vino.
Regge magnificamente il calice del giorno dopo, anzi, forse
ancor migliore, questa volta abbinato ad una piadina salsiccia e cipolla, ed
anche questa volta l’abbinamento mi ha soddisfatto, il mix tra freschezza e
tannino del vino ben spalleggiavano il vero fast food romagnolo.
Vino perfetto da degustarsi nell’importante pranzo
domenicale o nelle feste in famiglia
ricordando che l’abbinamento migliore è sempre quello di condividerne un
calice con la persona amata
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