Che il sangiovese sia un grande vitigno ormai è cosa nota,
che il sangiovese anche in Romagna dia
ottimi vini ormai sta diventando cosa nota. Questa mia convinzione negli ultimi
mesi ha avuto una conferma ed una spinta, difatti gli ultimi tempi diversi debutti
hanno fatto il botto.
Tra questi anche il Oudeis 2011 Ravenna Sangiovese IGT di Vigne San Lorenzo di
Brisighella.
Questo sangiovese cresce per mano di Filippo Manetti, grande
conoscitore del tuo territorio e grande conoscitore di agronomia, che con
assoluta maestria amministra le sue vigne e la sua cantina. Uso il termine
amministra, perché il tutto è condotto in perfetto equilibrio, senza l’ausilio
dei prodotti di sintesi o di altre alchimie moderne. Anche in cantina
l’attenzione è altissima, la cura maniacale. I terreni sono posti nelle
vicinanze di Brisighella, in una minuscola borgata all'interno di una vallata
che riempie gli occhi ed il cuore. Qua Filippo ha scelto di vivere con il
figlio e la compagna anche se la comodità e la scuola inducono a passare
l’inverno nella vicina Faenza. Conoscevo già Filippo e i suoi vini, ammetto che
prediligevo i suoi bianchi leggermente macerati, di carattere e personalità,
tra i rossi mi indirizzavo sul Fieni blend di romagnolosità, così quando l’amico
Marco Panichi a tradimento mi sottoponeva un calice di questo Oudeis alla cieca ho avuto un
sussulto a seguito della bontà. .
La bottiglia è la classica bordolese scura, l’etichetta in
stile retrò riporta tutte le informazioni sul davanti, come a mostrare le mani
in segno di trasparenza.
Alla mescita il vino risulta limpido e luminoso nel suo
rosso rubino leggermente scarico e quasi granato. Accostando al naso il calice
ho subito la sensazione di eleganza, finezza e pulizia. Profumi di estrema
pulizia, con un sottobosco invitante, maturo ma non passato, terziario leggero
di spezie da chiodo di garofano, cannella, cioccolato fondente e un po’ di
tabacco, chiudendo con una vena mentolata quasi balsamica. Passando
all'assaggio la prima cosa che mi colpisce, è la sua sottigliezza che lo rende
particolarmente fine ed elegante rimando in perfetta coerenza col naso.
Intensa la sorsata che evidenzia una trama tannica
abbastanza fitta ma molto vellutata e senza spigolature che permette al vino di
girare in bocca che è un piacere, supportato anche da una freschezza intensa
che donerà una discreta longevità e rende piacevole la beva. Corpo come dicevo
non troppo pronunciato, quasi snello, ma non leggero, alcool nella media con i
suoi 13.5°, ma integrati a meraviglia. Estremamente lungo di persistenza dove
si viene invasi da un retro gustativo croccante nel frutto e chiaramente speziato, il tutto
impreziosito da una striscia sapida minerale. In poche parole un ottimo vino, o
meglio, un grande vino che esce dal solito format del sangiovese di Romagna,
quindi non più estrazione di frutto, irruenza e rusticità tannica, ma uno stile
più elegante, più fine come se il sangiovese avesse messo l’abito da sera per
passare dal palcoscenico di una sagra a quello di un teatro.
Consiglio di degustarlo in ampi calici a tulipano ed ad una
temperatura ambiente di 18°. Come abbinamento è indicato con piatti importanti
a base di carne, primi piatti meglio se al mattarello e con ragù di carne,
anche selvaggina. Con le portate successive è indicato con arrosti e
soprattutto carni alla griglia. Perfetto anche con formaggi di buona
stagionatura, parmigiano 36 mesi, il Du Mut ed un buon ragusano.
Io l’ho abbinato ad un piatto di casarecci trafilati al bronzo
con ragù al coltello di capriolo, abbinamento che mi ha entusiasmato per l'effetto appagante dell'insieme, il corpo del ragù non veniva sovra a
vanzato da quello del vino, che con il tannino elegantemente asciugava la bocca impreziosendola di sensazioni speziate e la preparava per il boccone successivo.
Perfetto da degustarsi in un'importante cena, anche a lume di candela, e per conquistare il partner con la potenza elegante e mai invasiva, perchè non c'è abbinamento migliore che condividerne un calice con la persona amata.
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