Sono cresciuto enologicamente parlando con qualche
convinzione radical popolare, tra queste che il vino buono si fa dalla collina
in su e in zona vocata son esposizione a sud. Poi imbocchi la via Emilia da
Castel San Pietro dove abito, direzione mare, pochi chilometri dopo Imola passata
una serie pericolosa di autovelox arrivi nel primo ravennate alle porte di
Castel Bolognese, sali un altro paio di chilometri dalla via Emilia e trovi
Costa Archi. Piccola azienda che in quasi pianura e fuori dalla storicità del
sangiovese tipico sforni due autentici fuoriclasse l’Assiolo, sangiovese
d’ingresso e la nuovissima riserva GS. Basta parlare con il titolare Gabriele
Succi per avere una risposta. Gabriele ti spiega tra un assaggio e l’altro, che
è realmente fuori dai cru romagnoli, ma il vino nella sua zona lo si è sempre
fatto d'altronde è la sottozona Serra, ma più che venderlo lo si beveva. Questa
considerazione mette da sola il buon umore, ma non spiega in assoluto il motivo
di tanta bontà se non aggiungiamo l’estrema bravura di Gabriele che coi
grappoli ci sa fare davvero.
Per la recensione di quest’oggi tra le perle di Gabriele ho
scelto il GS 2011 Ravenna IGT Sangiovese, vino frutto in una singola vigna alla
prima uscita in assoluto.
L’etichetta è un esempio di eleganza e finezza, unisce lo
stile vintage all’eleganza della pulizia. Caratteri nitidi e ricercati su un
pregevole fondo beige anticato.
Alla mescita il colore è un rosso rubino luminoso con nitidi
riflessi granati, accostando il naso si è invasi da un profumo tanto evoluto
quanto suadente, sentori morbidi di terziario in equilibrio ma in maniera
dinamica, cuoio e cacao, poi un paio di roteazioni del calice, non di più, e
viene fuori prepotentemente il frutto, ribes, prugna e arancia sanguinella con
tanto di foglie frutta al pieno della vigoria soda e croccante e sul finire
torna le spezie, tabacco cannella e noce moscata a completare il bouquet dove
non manca anche un accenno di calore.
Passando all’assaggio il GS entra in bocca con grande
intensità, succoso al limite del carnale, riempie il cavo orale in ampiezza,
tannino ancora esuberante e invasivo, ma di grande fattura con una fitta
tessitura che non mostra ne spigolature ne sfaccettature, ottima la freschezza
che dona sprint alla beva oltre che a garantire grande longevità.
Praticamente infinito nella persistenza dove si gode nel
retro gustativo della croccantezza del frutto sempre con l’imperiale agrume e
della intrigante sapidità di tratto minerale.
In poche parole un grande, grandissimo vino che regala una
goduriosa e appagante bevuta, appena frenata dalla gioventù, ma che bevuto
adesso non lascia pensare a quei termini infausti che spesso si leggono che
rimandano agli infanticidi. Questo principalmente per due motivi, il primo
perché infanticidio è una cosa seria e non riconducibile ad vino, secondo
perché già in questa fase questo straordinario GS 2011 regala grandi emozioni,
calice dopo calice. L’unico difetto è che in men che non si dica ti trovi la
bottiglia vuota.
Consiglio di degustarlo in ampi calici a tulipano, con una
discreta apertura superiore, ed ad una temperatura di 18 - 20°. Come
abbinamento il GS è perfetto con tutti i piatti ricchi della tradizione
romagnola a base di carne, tagliate arrosti e grigliate, ma anche con primi
piatti ricchi, tagliatelle al ragù o con cacciagione. Io l’ho abbinato al
“castrato” taglio di pecora tipico del mio essere castellano. Abbinamento pressoché
perfetto, l’a fibrosità della carne si sposa a meraviglia con quella del vino e
la sua “piccantezza” ben si addice alla leggera vena selvatica del castrato
romagnolo di terra emiliana.
Per finire, quando bere questo vino? ovviamente essendo un
vino importante va abbinato ad una cena importante, sia lavorativa che
familiare, senza dimenticare gli amici, altrimenti saranno guai.
Ma se avete una compagna appassionata del buon bere, non
mancate di stapparne una bottiglia assieme perché non c’è abbinamento migliore
che condividerne un calice o più con la persona amata.
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