Mi piacciono le sfide e mi piacciono le cose difficili. Il
vino di cui parlerò oggi appartiene proprio a questa fascia, difatti
degusteremo il Sophia 2013 di Cantina Giardino.
Vino difficile, impegnativo ma proprio per questo
affasciante, Giardino fa parte di quel mondo di vini “culturali” viticultura al
limite dell’eroico con vigneti vecchi protetti solo da rame e zolfo ed anche in
cantina assolutamente nessuna chimica. In questo anche la vinificazione è
spinta al limite dell’estremo, una sorta di ritorno alle origini, fiano con
6 mesi di
macerazione dalle bucce con tanto di graspi in anfore di terracotta,
fermentazione eseguita dai soli lieviti indigeni, altri 6 mesi di affinamento in bottiglia prima
di uscire sul mercato.
Nasce così un vino, particolare, insolito, che vive in equilibrio
sulla linea del difetto senza però oltrepassarla, capace però di emozionare, di
trasmettere carattere e terroir nel suo essere vibrante e pieno.
La zona è Ariano Irpino, sinceramente non la conosco, non
l’ho mai visitata, ma dopo aver assaggiato questo vino me l’aspetto zona dura
selvaggia, arida e calda d’estate, fredda d’inverno.
Ma andiamo con ordine, la bottiglia è la classica bordolese
con una bellissima etichetta con raffigurato un disegno astratto di assoluto
valore.
Alla mescita il colore è un giallo dorato carico, pieno e
velato a ricordarci sia la macerazione che il fatto di essere un vino in pieno
sviluppo. Il naso è subito un po’ celato da un po’ di volatile, che con qualche
roteazione del calice ed un po’ di tempo si pulisce regalandoci sensazioni
complesse ed evolute, attacco vinoso poi frutta a pasta gialla sia soda che
matura, pesca, mango e susina su tutto, poi via al intrigante terziario con
accenni salviati, qualche nota di maggiorana e timo, alloro per chiudere con una
sterzata mentolata e da agrume.
In bocca risulta molto intenso e molto persistente,
sicuramente secco di zuccheri, molto fresco e con una bella dose di tannini
vigorosi e un po’ ruvidi. Corpo e struttura interessanti e appropriati alla
tipologia, ma la cosa che più colpisce è l’assoluta facilità di beva e
l’incapacità di riuscire ad appoggiare il calice, questo fiano invoglia alla
beva con schiettezza forte di quest’intrigante mix complessivo.
In poche parole questo Sophia 2013 di Giardino, non sarà un vino
perfettino, con tutte le sue cose al suo posto, ma un vino di carattere,
vibrante a tratti crudo al limite della durezza, capace di comunicare un
territorio come pochi in Italia. Se lo paragoniamo ad una donna, non sarà una
velina od una modella, ma una di quelle donne mediterranee piene di curve e di
fascino che non smetteresti mai di volere al tuo fianco.
Consiglio di degustare il Sophia in ampi calici a tulipano
ad una temperatura di circa 14, 15°.
Come abbinamento un vino di tal carattere necessita piatti
di altrettanto carattere, per cui trarrete godimento con un bel baccalà sia al
forno che mantecato ad accompagnare una polentina, perfetto anche con petto
d’anatra al forno, polli ruspanti al forno con patate e peperoni. Per i palati
più esigenti lo proverei con l’anguilla arrostita o un bell’umido di rane anche
in salsa rossa oppure con le quaglie.
Io l’ho abbinato ad una bella faraona al forno con le patate
arrosto, abbinamento riuscito in quanto la freschezza ed il corpo non eccessivo
del vino supportavano bene la carne un po’ stopposa del volatile.
Regge bene anche il calice del giorno dopo, forse
perfezionandosi ancor di più con l’ossigenazione maggiore dell’apertura
anticipate, questa volta abbinato ad una tagliata di petto di pollo.
Il Sophia è perfetto da degustarsi a cena con gli amici
appassionati di vino e capaci di ricercare un perché nel calice, mentre
l’abbinamento migliore rimane sempre quello di condividerne un calice o due con
la o le persone amate.
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