L’altra sera ho partecipato ad una interessantissima
degustazione organizzata da un amico, ancor prima che degustatore e delegato
dell’Onav Bologna, Davide Gallia. La serata aveva lo scopo di presentare la
maison di Champagne Encry. Maison di assoluto interesse per diversi motivi, che
ora vi elencherò in ordine sparso. Trattasi di uno champagne Gran Cru, e sono
solo 17 i comuni a fregiarsi di tale denominazione, la zona è confinante
con Krug e Salon, la proprietà si occupa in prima persona di tutto il
processo di produzione dalla vigna alla cantina, cioè i récolants manipulants, infine è di proprietà di
una famiglia italiana, cosa non da poco in terra francese.
La zona invece è quella stratosferica de Le Mesnil Sur Oger nel cuore della Cotê de Blanc, nella sua parte alta in piena zona Gran Cru, ricca di gesso che dona
carattere personalità e peculiarità uniche.
Queste nozioni sono state spiegate direttamente dal titolare
Enrico Baldin che con bravura e simpatia ha trasformato questa degustazione in
una sorta di visita in azienda. Durante la presentazione ci ha anche illustrato il suo intento di contenere gli interventi in vigna e la sua conversione al biodinamico, parola che in me accende una lampadina, pur considerando l'estremizzazzione dello champagne che è e rimame un vino prodotto alle soglie del 50esimo paralelo e fra produttori che di bio o altro non ne vogliono neppure sentir parlare.
A queste prime premesse aggiungiamo, la caparbietà, l’ottusità,
insistenza oltre alla grande bravura di Enrico Baldin che ha
fatto sì che questo marchio che produce appena 30.000
bottiglie (una briciola di fronte alle più di 300.000.000 prodotte nell’intera zona)
siano comunque degne di nota e di sicuro interesse.
Diversamente dal solito dalle mie recensioni, parlerò
stavolta in generale di tutta la produzione dell’azienda, entrando nel merito
delle rispettive etichette.
Filo conduttore dell’azienda è un’estrema raffinatezza di
fondo, finezza ed eleganza sono un denominatore comune,. Così come la netta
sensazione che ci troviamo di fronte ad una produzione che fa dell’eleganza la
sua arma migliore, seppur con nette differenze tra i vari prodotti. In poche
parole come se l’intera produzione di Encry sia un bellissimo vestito a festa,
quelli che si indossano per i matrimoni, con tutte le “cosine” al posto giusto,
camicia e pantaloni perfettamente stirati, camicia che profuma di lavato e
cravatta con nodo impeccabile. Questo almeno fino a che non ho assaggiato il Zéro
Dosage, dove era evidente e appagante la cravatta allentata e la camicia molto
più sborsata… insomma oltre all’eleganza si percepiva personalità e comodità…
insomma pensate al momento che dopo una giornata passata con cravatta arriva il
momento di allentarla… questo era il Zéro Dosage.
Ovviamente è molto percettibile il netto inseguire un
risultato, la costruzione di questi champagne, a tratti il tecnicismo è chiaro
e netto. D'altronde come non potrebbe esserlo? Lo champagne è per natura un
vino costruito, solo l’abilità e la tecnica umana sanno donare le bollicine a
questo nettare.
Ma andiamo con ordine, le bottiglie erano champagnotte con
un etichetta nera finissima e molto elegante, che donano pregio ed importanza
alla bottiglia stessa.
Il primo assaggio era il Gran Cuvèe Brut, un 36 mesi di chardonnay in
purezza, con un aggiunta di un 5% di liquore di tirage. Colore giallo paglierino
tenue, con riflessi verdolini e perlage molto importante ma di grana fine ed
estremamente gradevole. Al naso le note tostate prevalevano su tutto, nocciole,
arachidi, l’immancabile crosta di pane sono nette e franche, così come le successive
note agrumate. In bocca è scattante, avvolgente, più intenso che persistente,
ma estremamente morbido. Interessantissima la parte minerale al limite del gessoso
che impreziosivano la beva caratterizzata dalla bellissima sapidità di tratto
minerale.
Queste caratteristiche le ritroviamo nel Gran Rosè Prestige, dove alla
stessa metologia di produzione viene sostituito un 5% di chardonnay con del
Pinot Nero scelto nella ricercata Bouzy. Questa piccola percentuale è
sufficiente per caratterizzare il vino, che vira in note più fruttate di frutta
piccola a pasta rossa, che donano anche un bellissimo colore rosa tenue. Anch’esso
intenso, leggermente più persistente con una buonissima sapidità percettibile
nella sua pienezza di un acidità che dona carattere pur rimando nell’eleganza
generale di tutta la beva.
Per terzo vino abbiamo assaggiato quello che per me è stato
il re della serata, il Zéro Dosage, anche questo chardonnay in purezza con 36
mesi di permanenza sui lieviti. Colore bellissimo, giallo paglierino intenso,
brillante con un perlage continuo di infinite bollicine di bellissima fattura.
Naso inteso e persistente che gioca sulle note tostate, floreali che vira in
chiusura sull’agrumato dove è netto è franca la sensazione citrina di un cedro
in fase di maturazione. In bocca risulta più inteso e più persistente dei
precedenti, dai tratti quasi duri e dall’acidità tagliente e verticale. Una bocca
di assoluto appagamento, dove l’equilibrio insabile delle sostanze dure,
acidità, sapidità sé quai perfetto, l’eleganza e la finezza sono un passo
indietro ai precedenti, ma non per questo assenti. Praticamtne la sensazione di
un bellissimo vestito da matrimonio, ma reso ancor più comodo ed affasciante
dalla cravatta allentata, dalla camicia eccessivamente sborsata e dalla barba
incolta. In poche parole un vino di estremo appagamento fisico ed estetico, dalla
beva intesa ed appagante che non ti stanchi mai di bere e di appoggiare il
calice. Un vino che rasenta i 90 centesimi.
Abbiamo chiuso con una mini verticale di due millessimati
sempre di chardonnay in purezza, ma questa volta di 60 meri si permaneza sui
lieviti. Il Millésime 2005 era da subito leggermente chiuso, con le tipiche note
lievitose non apparicenti, ma dopo qualche minuto si apriva e regalava
piacevolezza e finezza. Morbido ed avvolgente, seppur con una discreta acidità
che lo rendeva estremamente fresco e scattante.
Il Millésime 2004 che ha chiuso la bella degustazione risaliva ai
livelli del Dosage Zerò, strepitosamente bello, naso freschissimo nonostate i 10
anni alle spalle, molto intenso e persistente, giocato sulle note agrumate e di
lievito. Anche la bocca è coerente col naso, risultando molto intensa e
persitente. Freschezza sostenuta da una bellissima spalla acida che non intacca
il suo essere morbido di sostanza. Corpo pieno e struttura nella norma,
armonico e con un infinita persistenza dove è appagante la sapidità che ci riporta
alla sua partenza gessosa.
Chiudendo sono tutti champagne di estrema finezza ed
eleganza, ma con una bevibilità disarmante in cui diventa impossibile
appoggiare il calice.
Consiglio di berli in calici con la base a V e l’imbocco più
ampio, in modo da valorizzare sia il perlage che i profumi, ed ad una
temperatura di 8°-9°.
Come abbinamento trovano impiego con tutta la gamma di
pesci, dai piesci azzurri ai pesci bianchi, dalle preparazioni light a quelle importanti
e più grassi. Fantastico con le fritture di gamberi. Così come è un idea
meravigliosa degustarne un calice per regalarsi un piacere.
Purtroppo non ho avuto modo di degustarlo con un piatto, ma
solo in una degustazione, per cui mi riprometto di riprovarlo in una cena.
Perfetto da consumarsi in una romantica cena a due a lume di
candela in riva al mare. Se la cena è di “approccio” la vostra alla vostra lei (o
lui) sarà impossibile resistervi e cadrà ai vostri piedi, se è un anniversario
la riuscita è garantita. Ricordate che l’abbinamento migliore è condividerne un
calice o due con la persona amata, mai come stavolta sarete ricambiati con
amore.
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