La bella stagione è alle porte, il caldo si inizia a far
sentire e di pari passo i vini si alleggeriscono, si snelliscono e diventano
più easy. Questo non vuol certo dire che sono meno buoni, anzi, per chi come me
apprezza le bollicine e gli autoctoni, trova ampio godimento. La Pasqua appena
passata mi ha lasciato un ultimo sacchetto di tortellini di Donna Flora (mia
mamma, ndr) quale occasione migliore che non stappare un pignoletto frizzante?
Molti miei “colleghi” appassionati di vino, disdegnano il pignoletto, ancor di
più se frizzante. Chissa poi perché! Io non ho puzze sotto il naso, non credo
di tirarmela enologicamente, e apprezzo il pignoletto, pure frizzante, mica
sempre si può bere un Chateou Picopallino. Con la bella stagione, e coi
tortellini io un calice di pignoletto me lo godo, eccome! Per questa mia nuova
recensione, ho stappato un Pignoletto Frizzante 2013 del Monticino DOC Colli
Bolognesi. L’azienda relativamente nuova, opera a Zola Predosa, primo
hinterland bolognese da quasi 15 anni ed è gestita dalla famiglia Morandi,
prima con Ruggero, ora col vulcanico figlio Giacomo. 12 sono gli ettari
coltivati, tutti seguendo il progetto Magis, il primo e più avanzato
progetto per la sostenibilità della produzione del vino in Italia. Si
coltivano l’autoctono Pignoletto, il quasi autoctono barbera ed a completare la
gamma Sauvignon, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, e per il passito la Malvasia
di Candia.
La bottiglia è la nuova ed originale che il Consorzio dei
Colli Bolognesi ha scelto per il pignoletto frizzante nel 2011, sormontata da
una moderna e bella etichetta verde e grigia in cui è riportato il simbolo dell’azienda,
una M stilizzata, che sta per Il Monticino e Morandi oltre a disegnare il cucuzzolo
in cui sorge la cantina.
Alla mescita il colore è un giallo paglierino tenue e
scarico, con ampi riflessi verdolini, a ricordare la gioventù di questo 2013,
sottile e persistente il perlage che forma una gradevole spuma in superficie.
Al naso è floreale e fruttato, fine ed elegante. Profumi
freschi che risultano più intensi che persistenti. In apertura qualche nota da
lievito è evidente e riconoscibile nella classica crosta di pane, ma grazie
alle bollicine che portano in superficie gli altri profumi si possono
riconoscere con franchezza il floreale fresco e pungente del biancospino, dei
fiori bianchi di campo. Subito dopo si riconoscono le note fruttate di una
frutta soda e non troppo matura, come la classicissima pera e mela e anche
della pesca noce a pasta bianca. In bocca l’ingresso è subito intenso e quasi
dolce, sensazione che sparisce subito lasciando una sensazione secco
amarognola. Risulta fine ed elegante, con una buona acidità e sapidità, che
però lasciano una morbidezza intrinseca che lo rende molto armonico. Secco di
zuccheri, seppur con un discreto residuo zuccherino, sufficientemente caldo di
alcol, come da tipologia, così come il corpo e la struttura. Buona come
dicevamo l’acidità che rende molto facile e snella la beva, rendendo molto
complicato poggiare il calice. Ottima l’intensità così come la persistenza
gustativa dove si apprezza una gradevole sapidità che porta alla classica
chiusura amarognola che ben contrasta il residuo zuccherino.
In poche parole un ottimo pignoletto frizzante, con chiara
impronta moderna e giovanile, che fa della giovialità il suo punto di forza,
rispecchiando in tutto e per tutto l’essere bolognese.
Consiglio di berlo in calici a forma di tulipano non troppo pronunciato
ed ad una temperatura di 7-8°.
Io l’ho abbinato come da intro con un ottimo piatto di
tortellini rigorosamente in brodo di cappone, e si è trattato di un buon
abbinamento, sia per tradizione che organiletticamente, il grasso del brodo
veniva bilanciato dall’acidità di questo pignoletto.
Regge molto bene anche il calice del giorno dopo, dove
mantiene alto sia il perlage che il piacere gustativo complessivo, quest’ultima
parte di bottiglia l’ho abbinato ad un petto di pollo alla griglia, abbinamento
tutto sommato buono che sfruttava la leggerezza del pollo.
Altri buoni abbinamenti sono quelli con gli antipasti a base
di torte di verdura e di salumi affettati sottili e tutti quei finger food più
o meno elaborati che troviamo in giro per locali all’ora dell’aperitivo.
Primi piatti a base di paste sia in brodo che asciutte, quest’ultime
con verdure croccanti.
Perfetto anche con quasi tutta la gamma ittica, specialmente
le fritture, anche di gamberi, ed il mitico spaghetto alle vongole.
Ideale da consumarsi nel pasto familiare domenicale, così
come in un’allegra cena tra amici, dove l’allegria è il buon vino non possono
mancare e da degustarsi rilassandosi sulla sdraio in terrazza al rientro da una
dura giornata di lavoro.
L’abbinamento migliore rimane quello di condividere un calice
o due con la persona amata, questa volta lo / la sorprenderete con l’allegria e
giovialità.
Se mi permettete un ultimo consiglio, se andate a fere gli
aperitivi in centro, così come in periferia e in spiaggia smettete di chiedere
un prosecco… chiedete un Pignoletto frizzante, se de Il Monticino ancor meglio.
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